La Giara rientra appieno nella definizione proposta da W.A. Wimbledon (1995) secondo cui “un geosito può essere definito come località, area o territorio in cui è possibile individuare un interesse geologico o geomorfologico per la conservazione”. Ed infatti, il database dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) classifica l’area come raro geosito di interesse scientifico primario per quanto attiene geomorfologia, paleontologia e vulcanologia. Primario è anche l’interesse contestuale didattico e naturalistico.
Ma il territorio della Giara è esso stesso un contenitore di geositi di interesse scientifico e/o naturalistico come i centri di emissione di Zeppara Manna e Sa Zepparedda relitti dei coni vulcanici da cui sono fuoriuscite le lave che hanno originato il tabulato basaltico o le cascate di Su Strumpu, la miriade di paùli diffusi nell’area e le numerose sorgenti, presenti soprattutto al contatto tra la coltre lavica ed il basamento miocenico.
Nella zona sono inoltre presenti il Geopaleosito di Duidduru (Genoni) e l’area di Genna Manna Muru 'e Cubeddu (Nureci) che custodiscono la storia geologica del territorio e degli esseri viventi che lo hanno popolato: le rocce ed i fossili presenti testimoniano la presenza, milioni di anni fa come oggi, di un ambiente popolato da una grande varietà di specie.
Meritano una citazione particolare il “Banco a Turritelle” di Genna Manna, così chiamato da La Marmora, e la faglia di Duidduru testimone dei movimenti tettonici che hanno interessato l’area.